giovedì 29 dicembre 2011

Qui sulla mia bocca

Posa qui i tuoi pensieri, lasciali dormire tra le mie labbra schiuse. Lascia fuori tutto il mondo, vieni qui, amore mio. Lascia che le mie labbra chiudano i tuoi occhi stanchi, sfiorandoli appena con l'alito. Lascia che sia io a prendermi cura di te, di te che sei sempre forte con tutti e con tutto. Lascia che sia io a condurti per mano stasera, verso quel letto dove i miei seni ti accoglieranno come un porto sicuro in cui attraccare i tuoi desideri. Lascia che stasera possa coccolare il mio uomo, il mio amante, il mio unico vero amore.

domenica 25 dicembre 2011

lunedì 19 dicembre 2011

Siediti qui...

Stasera non devi fare niente, lascia che sia io a condurre il gioco.
Siediti e mettiti comodo, sul divano nero, di fronte a me...
Io mi inginocchio qui tra le tue gambe, ma aprile un po' che voglio anche toccarti.
Ti sbottono la camicia e i pantaloni, ti aiuto a tirarli giù fino alle caviglie e poi inizio la mia danza per te.
Mi avvicino a solleticarti con i capelli, le mani appoggiate al bordo dello schienale, i miei seni che ti esplodono davanti agli occhi e ti sfiorano la bocca aperta ad afferrarne i capezzoli.
Ti bacio oscenamente, ti lecco sulla faccia e sul collo perché voglio prima un pò provocarti e accendere la tua voglia....
Scendo lenta ad assaggiare la tua pelle, sul petto e sulla pancia.
Hai un fremito. Il tuo corpo rabbrividisce al tocco leggero della mia lingua.
I miei capelli continuano ad ondeggiare su di te. 
Però stai fermo. Lascia le tue mani lì dove sono, aggrappate allo schienale, a braccia aperte come un crocifisso.
Stasera comando io.
Ti blocco le mani con le mie finché non capisci che cosa voglio da te.
Ti lecco nell'ombelico, nell'interno coscia, nell'inguine caldo, ci giro intorno senza mai arrivare al dunque, e poi inizio a leccarti le palle. 
Con una mano te le sollevo leggermente mentre con l'altra inizio a segarti...le prendo in bocca, le succhio delicatamente come un frutto proibito, le percorro con le labbra come ventose umide che non si staccano dalla tua pelle.


Mi lecco la mano, la riempio di saliva e inizio a salire e scendere da questa torre dei desideri, mentre le labbra la percorrono per tutta la sua lunghezza, fino ad arrivare alla cappella, già lucida e tesa.
Hai un buon sapore, e sei già duro allo spasimo.


Spingimi la testa adesso, spingi fino a farmi quasi soffocare con la bocca piena del tuo enorme splendido trofeo duro...Metti la tua mano tra i miei capelli e detta tu il ritmo che ti piace.
La mia mano va su e giù, la bocca avvolge il tuo membro, la lingua gioca intorno al buchino...
Ti scopo con la bocca e con le mani senza tregua.


Ti guardo dritto negli occhi, dalla mia posizione di inferiore superiorità, capisco che ti piace, e così continuo imperterrita.
Voglio vederti gonfiare le venuzze che ricamano il tuo uccello, fino a sentirtelo quasi scoppiare...
Me lo stringo tra i seni e te lo sego così, tra la pelle lattea, mentre la cappella violacea fa cucù e finisce sempre in bocca....

Ora rallento, non voglio farti venire subito, non così...

Mi struscio piano su di te, i seni ti stringono ma non troppo, mi sollevo giusto un po' a dare sollievo alle ginocchia e a succhiarti un capezzolo.
Ti bacio nuovamente, sul petto e sul collo e nell'orecchio...
Ti infilo una lingua in bocca, ma lo so che stai per arrabbiarti, non ti posso lasciare così un pompino a metà, e poi pensare di cavarmela con un bacio...
Sono a cavalcioni sulle tue gambe, mi appoggio sulla punta del tuo sesso fino a farti sentire le mie labbra che si schiudono, che ti vogliono...
Ondeggio i fianchi, le mie mani appoggiate sulle tue ad impedirti di toccarmi, di prendermi per i fianchi e spingermi giù con forza. Lo so che lo vorresti fare, subito.
Voglio farti impazzire, farò piano, pianissimo.

Dovrai sentire la mia pelle scivolare sulla tua millimetro per millimetro, sentire ogni contrazione della mia voglia stringerti come in una morsa.
Ecco, sentimi, sono tua, sei dentro di me ed io sono tua.
Le mie anche si muovono come in un'immaginaria danza del ventre, mentre con la testa riversa all'indietro mi prendo il mio piacere da te.
Ti cavalco, ti cavalco prima piano, per sentirti tutto dentro, ma poi il mio ritmo si fa più veloce, come un'amazzone in fuga impazzita.
Ti cavalco selvaggiamente, i capelli come una criniera sparsa sul tuo corpo e sul mio viso, ti schiaccio con tutto il mio peso, lascio che le tue mani mi afferrino per i fianchi, che mi spingano su e giù, a danzare con me.
Spingi forte, sempre di più, sollevi impazzito il tuo bacino con me sopra, e vengo, vengo, vengoooo, si........siiiii.......
....hmmm.....mi lecco le labbra ad occhi chiusi per un istante infinito.

Sorridi compiaciuto. 
Ti piace vedermi venire urlando. Godi già anche solo con gli occhi e con le orecchie. 
Mi baci di un bacio profondo, mentre le mie contrazioni ancora ti stringono.
Lo sai quanto mi piacciono i tuoi baci.

Ma con te non ho finito.

Riprendo solo un attimo fiato e poi ritorno laggiù dove ora sai di me, del mio miele caldo.
Sento il mio sapore che ancora ti avvolge, ora ti succhio con decisione, con le guance scavate a creare un risucchio che ti imprigioni nella mia bocca.
Mi bagno di saliva il dito medio e mi spingo tra le cosce a stuzzicarti la rosellina stretta. Hai un sussulto, contrai le natiche ma poi mi lasci entrare. 
Ecco, eccolo il pulsante magico. Succhio e stuzzico. Ti contrai. Gemi. Si, così...siiiii......

Scoppiami in faccia....
schizzami tutta...


sabato 17 dicembre 2011

A mia figlia



Questo non è un racconto erotico, quindi chi leggesse in cerca di immagini eccitanti, può pure passare al prossimo post...
Ho scritto più che altro un nostalgico preludio ad un racconto erotico... I dettagli piccanti li lascio all'immaginazione di chi vorrà leggere ugualmente.












"Fa freddo stasera, finalmente sento il Natale nell'aria, nella luce frizzante e umida che avvolge i lampioni creando un alone luminescente, quasi magico.
Torno a casa di corsa tutta infreddolita, mi spoglio del cappotto e della sciarpa, scrollo la neve dai capelli e mi appoggio con la schiena al termosifone a guardare il mio albero di natale.
E' sempre emozionante per me restare a guardare in silenzio le lucine tremolanti, mi trasportano sul filo della fantasia e dei ricordi e puntualmente mi siedo sul divano rannicchiata come una bimba, con le ginocchia abbracciate e il mento appoggiato su di esse.
Anche quest'anno non ci sei amore mio, anche questo anno il Natale sarà una festa a metà, non ci saranno né pannolini da cambiare né cotolette da friggere né letterine di Babbo Natale da appendere all'albero, né giocattoli sparsi sul tappeto che ti facciano brillare gli occhi.
Ormai sei cresciuta, sei una piccola donna, sei andata via per studiare all'estero, per crescere e prendere finalmente il volo.
Mi manchi, sai, e mi manca la mamma che ero, quando tu eri qui con me, quando ancora piccina ci bastava uno sguardo per essere complici, quando il mio mondo eri tu e io galleggiavo leggera nei tuoi sorrisi dopo giornate di lavoro stancante e notti insonni.
Mi bastava guardarti per rinascere ogni giorno.
Questi anni sono volati, dal primo momento in cui ti ho stretta tra le mie braccia a proteggerti e i tuoi piccoli occhi, appena aperti sul mondo, già cercavano me, al primo giorno di scuola, al primo rasoio a scoprire la tua vanità, ai tuoi primi amori, alla tua partenza.
Sei una donna ormai, e quest'anno voglio farti un regalo.
Voglio rinascere ancora una volta per te, figlia mia.
Anche se mi sento pesante come un elefante, proverò a riscoprire la donna che è in me, per anni nascosta dietro un grembiule e un ferro da stiro, per poterti donare una mamma nuova, una mamma che non ha paura di restare sola e che non ti carica di responsabilità e preoccupazioni. 
Voglio finalmente ritornare a vivere, e lo farò per me stessa, ma anche per te.
A giugno quando tornerai a casa per le vacanze, troverai una donna diversa, un'amica alla quale guardare con serenità, e non una mamma alla quale pensare con nostalgia e sensi di colpa.

Mi alzo dal divano con una luce diversa negli occhi, vado in bagno e mi guardo riflessa allo specchio.
Sono una donna, non solo una mamma. Me lo ripeto quasi come a volermene convincere.

Prendo il cellulare e inizio a comporre un numero di telefono.
Le dita prendono tempo, indecise se continuare oppure no a fare il numero di quell'uomo che ho conosciuto qualche mese fa, in palestra, e al quale non ho mai dato l'opportunità di corteggiarmi per davvero.

-Ciao, Stefano, sono Rossy come stai?
-Ciao Rossy che piacevole sorpresa!
-è sempre valido l'invito per un aperitivo?
-certo che è valido l'invito, e direi che ne hai impiegato di tempo, ma sono felice che tu finalmente abbia accettato
-Allora passo a prenderti io appena esci da lavoro


Prendo il rasoio elettrico, lo stesso che usasti tu la prima volta per raderti le gambe di nascosto, e mi rado con cura laddove non mi ero mai rasata. Indosso un paio di calze autoreggenti, un tubino nero a coprire le mie rotondità, le mie scarpe nuove decolletè con tacco 10. Mi raccolgo i capelli sulla nuca in un piccolo chignon morbido, mi metto un po di trucco che faccia risaltare i miei occhi neri, stendo un velo di rossetto. 
Una goccia di profumo dietro i lobi delle orecchie, nelle pieghe dei gomiti e tra i seni morbidi completano il momento magico di trasformazione.
Curo ogni dettaglio, senza esagerare e senza lesinare.
Sono ancora una bella donna, non più giovanissima, ma ancora piacente.
Stasera taglierò il cordone ombelicale che mi tiene legata alla mia figura di mamma, e mi concederò una serata con un uomo. Sul tappeto non stenderò più giocattoli per te, ma musica e candele accese per me.

Come uno scoglio battuto dal mare, voglio finalmente aprire le braccia e sentire le onde di emozioni che mi bagnano, e mi avvolgono e mi sommergono.
Ferma come scoglio resto in questo mare che è la vita, per te, ma non voglio più restare sola."

martedì 13 dicembre 2011

Con le amiche

In una serata calda d'estate cosa c'è di meglio di un aperitivo in un bar in riva al mare con le amiche?
Ieri sera siamo uscite in tre, una bionda, una rossa e una mora.
Sembra fatto apposta ma non lo è...
Tutte e tre intorno ai 40-45 anni.Tardone quindi.
Ci conosciamo da molto tempo ormai, da quando ancora ragazzina venivo qui per le vacanze e stavamo sempre insieme da giugno a settembre.

Oggi siamo donne nel pieno della maturità sessuale che, vuoi per un motivo, vuoi per un altro, sono da un po' di tempo a corto di sesso.
Le mie amiche sono entrambe separate, la bionda si è separata da poco dopo oltre 20 anni di matrimonio, mentre la rossa si è separata addirittura due volte.
Della serie, quando proprio non ci vuoi credere che il matrimonio è una gran fregatura....

Io, tra le tre, sono l'unica ancora sposata, ma credo che sia dovuto al fatto che io e mio marito ci vediamo talmente poco che manco abbiamo il tempo per litigare.

Ho indossato un vestitino di quelli leggeri e svolazzanti, ma l'aria è talmente calda che neanche la brezza del mare mi dà sollievo. Sento i capelli appiccicarsi sul collo e sulle spalle accaldate dopo una giornata al sole.
Ci sediamo a un tavolino e ordiniamo i nostri drink, i piedi affondati nella sabbia fresca e umida della sera, i sandali col tacco rigorosamente salvi da sabbia e sassolini, appesi agli schienali delle sedie, e la serata scorre allegra tra una chiacchiera leggera e un pettegolezzo sulle nuove compagne dell'ex marito dell'una o dell'altra, e sulle avventure sessuali della bionda e le disavventure sessuali della rossa.
Ridiamo a crepapelle, ma forse sarà anche l'effetto del Mojito che, fresco come la menta, è sceso a dare sollievo alle nostre gole per poi risalire immediatamente ad infiammare la testa.
Le nostre risate diventano più fragorose e, diciamocela tutta, non proprio da gran signore.
Ma se ci si diverte ogni tanto che male c'è?
Attiriamo così l'attenzione di alcuni ragazzi che sono entrati da poco nel lounge bar e che sono ancora al bancone del bar. Uno dei ragazzi è un amico della rossa, frequentano la stessa palestra, e così, divertito da tanto allegro vociare, si avvicina e la saluta. Le presentazioni sono immediate e all'insegna dell'allegria, e dopo pochi minuti ci invitano a ballare a piedi nudi nella sabbia come già altri stanno facendo.
Adoro l'estate, è tutto così leggero e allegro, mi diverto con nulla, anche solo con un po' di musica latinoamericana sulla quale sculettare. Scuoto i capelli come una forsennata, rispolvero tutto il repertorio di salsa e merengue e mi diverto come non facevo da troppo tempo.
Tra i ragazzi che si sono uniti a noi, tutti rigorosamente sotto la quarantina, ce n'è uno in particolare che mi fissa e mi lancia occhiate d'intesa. Guarda me, o meglio, guarda il mio seno abbondante che sbuca dal vestitino leggero e balla insieme a me.
Iniziamo a trovarci sempre più vicini ballando, e i sorrisi diventano sempre più chiare dichiarazioni di seduzione.
Devo dire che non mi dispiace affatto....è proprio un bel ragazzo, molto più giovane di me. Alto, moro, capelli  leggermente disordinati, e un pochino di barba incolta.
Da quanto tempo non mi lasciavo corteggiare così spudoratamente?
Mah...ho perso il conto.
Quando superi una certa età non pensi nemmeno più di poter attirare l'attenzione di altri uomini che non siano tuo marito. E così, ieri sera, vedere quel ragazzo così ben messo, abbronzato, palestrato, tosto, figo, insomma.... un bel vedere che sicuramente non fatica a trovare donne che vogliano dargliela, che mi corteggiava spudoratamente, mi ha fatto sentire ancor più su di giri e, complice l'alcol, mi sono proprio dimenticata di essere sposata.
Si, non ci ho pensato neanche per un attimo quando, ballando, mi ha improvvisamente presa per mano e mi ha portata sul bagnasciuga correndo come due bambini. Ridevo come una matta, e lui con me, fin quando, con i piedi nell'acqua, non è diventato improvvisamente serio e mi ha posato un dito sulle labbra a percorrerne il profilo. Il sorriso di pochi istanti prima aveva lasciato posto solo alla consapevolezza di quello che stava per succedere, e alla consapevolezza di volermi prendere quella occasione.
Così ci siamo allontanati dalla vista degli altri, ci siamo spogliati e tuffati in acqua, e lì ci siamo concessi una scopata senza pensieri, con l'acqua che aumentava i brividi da adrenalina.
Infreddoliti ma non ancora sazi di noi, ci siamo appoggiati ad una barchetta capovolta in riva al mare, e abbiamo fatto sesso per ore e ore con la sabbia che entrava dappertutto e strusciava sulla pelle.
E' stata un'esperienza molto eccitante, e dopo molti anni, non mi vergogno a dirlo, ho provato tre orgasmi in una sola notte.

Le mie amiche intanto, capita al volo la situazione, mi hanno lasciata là....anche con un pizzico di invidia....e stamattina sotto l'ombrellone, è bastato un solo sguardo per capirci e trovare un sorriso d'intesa. Naturalmente hanno voluto tutti, ma proprio tutti i particolari più piccanti...ed io le ho accontentate.


Oggi è venerdì, stasera arriva mio marito.
Sarà meglio riposare un po' oggi pomeriggio, non vorrei che si chiedesse come mai ho queste occhiaie nonostante sia in vacanza....

domenica 11 dicembre 2011

Al mio risveglio

Questo brano è un messaggio privato inviatomi tempo fa da un anonimo. Spero non si dispiaccia se lo pubblico, mi era piaciuto così tanto che ho pensato fosse doveroso farne godere anche altre donne. Ma naturalmente sono pronta a cancellarlo subito se me lo chiede.

Al mio prossimo risveglio, voglio averti assolutamente nuda.
Sul mio letto.
Io, consapevole della tua maestria, mi abbandono supino sul letto, quasi svogliato, negligentemente disinteressato.
È una scommessa che voglio perdere.
Voglio vedere quanto impieghi a portarmi all'inferno.
Scommetto su una sfida che so di perdere, ma che voglio rendere travagliata solo per il piacere di vederti impegnata a dare del tuo meglio.
Non che io non ne abbia voglia, ma, così facendo, non mi lascerò sorprendere da un orgasmo fin troppo veloce.
Lo voglio, lo pretendo violento, ma che sia lungo, esteso e che duri un lasso di tempo che non voglio, non posso e non so quantificare.
No, non imboccarlo subito!
Voglio che, dapprima, ti metti a cavalluccio sulla mia coscia.
A strofinare la tua carne asciutta su di essa.
Non toccarmi!
Non ancora.
Cavalca la coscia.
Come un'onda che si infrange sulla riva; così voglio vederti dondolare.
Sulla mia coscia.
Strusciati decisa e, quando, come la risacca, vai indietro, lascia combaciare lo spacco del tuo fondoschiena sulla mia coscia.
Il mio membro comincia a sbrogliarsi.
Inizia a gonfiarsi senza che raggiunga, ancora, la rigidità di un menbro duro.
Adesso, comincia a calare le tue labbra sul mio ventre; ma non sfiorarlo.
Non ancora.
Lasciami godere del solletico dei tuoi capelli che cominciano a piovermi sul basso ventre.
Posa le tue mani, assolutamente aperte, sul mio petto.
Accarezzalo.
Disegnami, coi polpastrelli, i capezzoli.
Slitta, lenta, dal torace al ventre.
E, adesso, con il volto così vicino al mio sesso, ti prego, soffiaci sopra.
Come per svegliarlo con delicatezza.
Alza un tantino il capo, volgilo verso il mio volto, come per scommettere sulla sicura vittoria che, presto, avrai.
Fammi lo sguardo malizioso; come se potessi, se tu solo volessi, abbandonare il campo di piacere e lasciarmi là, così, incompiuto, incompleto; vedovo di un piacere che potrei credere sicuro e prossimo.
Calati!
Abbassa il capo sul mio ventre e comincia a sfiorarlo, impercettibilmente, col naso.
Inarca il bacino, lascia che per un solo momento, le labbra del tuo sesso perdano il contatto con la mia coscia.
Poi risiediti e scivola più in giù, verso il ginocchio.
Ginocchio che, adesso, preme e pressa contro il tuo sesso non più asciutto, ma succoso.
La tua bocca umida mi eccita.
Il mio membro è già duro.
Fiero.
Vibra.
Pulsa.
Scappellato attende il bacio delle tue labbra.
Non concedermi le labbra; non ancora.
Baciami al ventre. Leccalo.
Mordicchialo là, vicino all'ombelico.
Scendi un tantino, così da urtare col mento l'asta!
Accarezza la cap.pella col mento. Rotea il tuo volto su di essa.
Adesso lascia che la cap.pella, gonfia di desiderio, sfiori le tue guance. Il collo e poi, poi, ti prego, annusala!
Lasciami sentire il tuo caldo alito alla punta dell'asta.
Ora slitta sfregandoti il sesso sulla mia gamba.
Nel farlo, come una biscia, con l'eleganza di un serpente, sfiorami la pelle coi tuoi capezzoli turgidi.
Ho voglia.
Una folle voglia di sentire il tuo seno scorrere ai lati del mio bacino.
Voglio una tetta a solcare l'inguine.
E poi l'altra.
Ti osservo compiaciuto.
Mi hai eccitato ancora più velocemente di quanto avrei voluto; ma mi piace.
Mi piaci.
Guardami.
Fissami con gli occhi.
Punta i tuoi occhi dentro i miei e, con la bocca assolutamente aperta, calati sulla cap.pella senza ch'essa sfiori le tue labbra.
Ecco, si!
Voglio che tu faccia l'amore con la bocca al mio cazzo prima ancora che tu cominci a morderlo, a succhiarlo, a segarlo con le labbra.
Non voglio contatto alcuno, adesso.
Solo il piacere di sapere il mio membro dentro la tua bocca.
Calda.
Infuocata.
E pronta a spedirmi in inferno o paradiso, ma di certo a portarmi alla follia. Ad impazzire di te.
Le mani.
Le tue.
Le voglio ad accarezzarmi le cosce.
Con fare deciso, incalzante.
Afferrami una coscia, lascia che la tua mano si faccia più intrepida.
Lasciala salire.
Chiudi lentamente il pugno.
Slitta ancora più in dentro.
Sfiorami, giochicchia con la rosetta del mio ano, ma ritira subito il polpastrello.
Voglio che, adesso, con tutte e due le mani, prendi i miei coJioni come due uova.
Sii attenta, delicata; ma non troppo.
Fai si che io confonda piacere a dolore.
Fino a che non riesco più a stare supino e, appoggiandomi coi gomiti sul letto, osservo ogni tuo indecente ed osceno gesto.
Segui i movimenti del mio bacino, del mio ventre caldo.
Soffia sulla mia cappella. Ancora.
Sputaci sopra poi staccati lasciando un filo di saliva a collegarti con essa.
Ti prego, arrampicati, cingendomi per i fianchi, sul mio corpo.
Succhiami l'anima dalla cap.pella.
Afferramelo alla base.
Decisa.
Selvaggia; quasi violenta.
Voglio che tu, da vicinissimo, veda le venuzze arrampicarsi sull'asta.
Baciala.
Sfiora l'asta e percepiscine il sangue che scorre violento dentro le vene.
Mordilo alla base.
Leccalo.
Stringilo forte e, senza mai allentare, lascia scorrere la mano verso l'alto; a far tramontare la cap.pella dentro il tuo pugno.
Leccati le labbra.
Posale, schiuse, sul bordo della tua mano che contiene il mio dio.
Adesso lascia, lentamente, la mano scendere accompagnando la pelle.
La cap.pella risorge, ma solo per tramontare fra le tue succose labbra.
Imboccalo!
Più giù.
Fino ed oltre la gola.
Inondalo di saliva.
Succhialo!
Segalo e succhialo.
Sempre più veloce.
Di più!
Fino a che tu non senti le mie mani costringere il tuo capo ad imboccarlo tutto.
Completamente.
Fino alla base.
La lingua!
La voglio sentire slinguarmi la cap.pella.
Se vuoi, graffiami coi denti.
Staccati.
Afferrami la mano.
Costringila ad impugnare il mio stesso cazzo.
Allontana le tue labbra di qualche centimetro.
Afferrami e stringimi le natiche.
Lo sai, vero?
L'hai avvertito.
Hai sentito le mie natiche contrarsi.
Il godimento è prossimo.
Poggia la tua mano sulla mia e segami il cazzo insieme alla mia mano.
Schiudile.
Schiudi quelle maledette labbra.
Apri!
Aprile!!
Di più!!!
Non staccare i tuoi occhi dal mio volto.
Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Hai mai sentito l'effetto che fa il sangue quando ti sale in testa?
Sai cosa si prova quando gli occhi annebbiano di piacere?
Ecco, la s8orra, la sento scorrere dentro l'asta.
Ti afferro per i capelli abbandonando la mia mano dal cazzo, vorrei rallentare per prolungare il piacere, ma è troppo tardi.
Sono sulla via del non-ritorno.
Ti tiro a me, con forza, come un animale selvatico.
Ti sborro in bocca!
TI stacco il cazzo dalla bocca.
Me lo stringo in mano e lascio che la cap.pella si strusci fra le tue labbra, sulle tue guance, sul tuo collo.
Mi fermo.
Osservo un filo di sborra scolarti sul seno.
Lo spalmo con la cappella sul capezzolo.
Avverto un forte formicolio alla cappella, aiuta a prolungare il piacere.
Prendo il tuo volto fra le mie mani, ti tiro a me.
Ti bacio. e ti sussurro: Buongiorno tesoro.

La gatta

Indolente e silenziosa, trascorro il mio tempo su un letto comodo, assaporando il calore delle lenzuola intrise del tuo odore.

Mi giro e mi arrotolo su me stessa a mantenerne il calore, cerco la posizione giusta e ci riesco solo dopo un pò...
E' qui che voglio aspettarti, qui dove hai lasciato il tuo odore, qui dove stanotte hai fatto l'amore.
Sono la tua gattina, non ho occhi che per te, e quando torni a casa ti corro incontro e mi struscio alla tua gamba. Ti voglio, ti prego, stringimi a te solo un minuto....fammi sentire che anche a te fa piacere ritrovarmi qui, fedele e silenziosa.
Accarezza la mia pelle, guardami, alza con la tua mano il mio mento e guardami negli occhi, i miei occhi sono solo per te. E fammi specchiare per un solo istante nei tuoi.

Ecco, andiamo sul letto, si, è ancora caldo....l'ho tenuto in caldo per te, nella tua attesa. Ti siedi sul bordo, sei stanco dopo una giornata di lavoro, ti sfili le scarpe e ti stendi un attimo per rilassarti. Io mi struscio ancora, ti faccio sentire il mio odore, l'odore della mia voglia che ho di te.
Ti bacio, appoggio la mia testa sul tuo petto, mi strofino sotto il tuo mento, sottomessa al tuo volere, in attesa di un tuo gesto.

Ma...ma cos'è quest'odore che sento? dimmi la verità, hai preso in braccio un'altra gatta.....traditore......

Senza pensarci un attimo e senza darti il tempo di capire ti ricamo con le unghie il braccio e me ne vado senza voltarmi indietro.

Sono una gatta, non una cagna.

Un bacio

Il bacio è l'unione di occhi e labbra e respiro...
senza baci si fa solo sesso. 
Con i baci, quelli veri, passionali, si fa l'amore.
Si inizia, si continua e si finisce con i baci.

Per me un bacio ha un potere erotico maggiore di qualunque scopata.

Ti bacerei ora, un solo bacio. Uno.

Ti succhierei la lingua avidamente, ti morderei le labbra piano, respirerei nel tuo respiro. Occhi negli occhi.

Un bacio è uno scambio di anime. E' impagabile.

Lucia

L’aria fresca della sera entrava dalle finestre ancora socchiuse per far uscire il fumo delle sigarette degli invitati. Mentre Lucia stava chiudendo le imposte, trovandosi ancora girata verso la finestra, si ritrovò la mano di Mario tra le cosce. Rude e violento come sempre. Non le dette neanche il tempo di girarsi che le alzò la gonna e le strappò la mutandina, e in un attimo le fu addosso per possederla da dietro con l' abituale forza e mancanza di amore. La possedette lì, inchinata sul davanzale della finestra, velocemente e in silenzio, e la sorpresa per Lucia fu quella di arrivare ad un orgasmo mai provato fino ad allora. La paura, l’istinto animalesco che è in ognuno di noi, quella volta l' aveva colta di sorpresa. Mai avrebbe immaginato di provare tanto piacere ad esser posseduta così, a crudo, senza alcun preliminare, senza alcun preavviso. Sentire il suo uomo bruto ansimare dietro di lei, mentre le stringeva il seno e la sbatteva con violenza, le aveva procurato un piacere inaspettato dovuto al fatto che lì ora non c’era solo Lucia, la povera e timida Lucia, depressa e solitaria, vittima di anni di soprusi e violenze domestiche. Lì con quell’uomo ora c’era anche Marianna, la donna sicura di sé, esperta e sessualmente libera, abituata a sperimentare e godere. E in quel momento era lei a godere. La donna che era diventata durante i lunghi mesi di assenza di suo marito era libera e felice, sicura di sè, e non si chiamava Lucia. Si era ricostruita una vita, cominciando dal nome. Aveva cambiato lavoro, casa, città, nella speranza di non dover mai più vedere l'uomo che per anni l'aveva trattata come una serva, umiliandola quotidianamente.
Ma era tornato e l'aveva trovata.....
Ancora sorpresi e senza fiato, si guardarono negli occhi per la prima e per la millesima volta, ma non ebbe neanche il tempo di assaporare il piacere appena provato che lui la picchiò in volto con inaudita forza.
" Tu mi hai tradito, parla, chi ti ha insegnato a godere così, non eri mai stata così. Troia, lo so che in questi mesi sei stata con un altro, parla! "
E giù botte da orbi, senza darle neanche il tempo di spiegare che le cose non stavano come diceva lui, che non era facile spiegare, e senza neanche il tempo di inventarsi qualche cosa per discolparsi di quell’unica colpa che era stata l’aver provato per la prima volta piacere a subire il sesso violento e rude di suo marito.
Continuando a strattonarla la trascinò fino al divano e ce la buttò sopra
" Allora visto che ti piace te ne do’ ancora"
E riprese ad abusare del suo corpo, ancora con i pantaloni addosso abbassati fino al ginocchio, e strappandole la camicia per aprirla. Mentre spingeva forte con le reni, le strizzava i capezzoli ancora semicoperti dal reggiseno, glieli tirava, li mordeva, li bagnava di saliva.
Questa volta per lei il piacere non venne, ma ci fu solo l’umiliazione di essere sporcata con il suo seme dappertutto, appena lui ebbe finito, sul viso, sul seno mezzo nudo, sugli abiti strappati.
Finalmente soddisfatto Mario si alzò aggiustandosi i pantaloni e voltando le spalle alla moglie lì, ancora inerte sul divano, rannicchiata come una bambina indifesa in posizione fetale, andò dritto in cucina a mangiare le pietanze portate in dono dai vicini di casa e dalla premurosa madre. La bottiglia di vino rosso, immancabile accanto al bicchiere, si svuotava con una velocità da record, e Lucia, silenziosamente, andò a rinchiudersi in bagno per ripulirsi di quello schifo. Come aveva potuto provare piacere? Ancora si chiedeva come avesse fatto a far prevalere in lei l’istinto, quando la situazione era così tragica e senza umanità. Strofinando la pelle bianca con una spugna imbevuta di acqua appena tiepida, ripensava al suo Gianni, al suo modo di fare l’amore con lei, dolce, attento, forte ma gentile, pieno di coccole e di preliminari. I suoi orgasmi con Gianni erano un’oasi di pace costruita piano piano con la lingua di lui, con le dita sapienti a frugare gli angoli nascosti della sua femminilità, e spesso erano un concerto d’amore in cui si cantava insieme. Le notti trascorse abbracciati dopo avere raggiunto il piacere all’unisono erano il completamento di un’unione di sensi e di corpi, ma soprattutto, anche di anime. Adesso si sentiva sporca, si sentiva una traditrice, e non per aver subito il sesso violento di Mario, ma per aver provato un ruvido piacere ad essere presa con la forza, di sorpresa, alle spalle, senza neanche il tempo di capire come e perché, da quell’uomo che non era il suo uomo, pur essendo suo marito. Era questo che la faceva sentire sporca.

Sono dipendente

dipendente dalle emozioni forti, dall'adrenalina, dall'eccitazione.

Sono dipendente dalle mie fantasie, dai turbamenti, dalle immagini mentali che mi rapiscono e mi allontanano da tutto il resto.

Sono legata da questo velo di nylon che scorre sulla mia pelle.

Sono dipendente, e me ne rendo conto.


Ti ho dato un volto

Ti ho dato un volto,
un volto che non ti appartiene
uno che sicuramente non ti assomiglia.
Un volto perfetto e giovane.

Ma volevo darti un volto.
Un volto a cui pensare quando provo a immaginarti.
Un paio di occhi nei quali specchiarmi.
Una bocca che ad occhi chiusi mi sembrerà di baciare.
Un naso sottile e un pò appuntito per prenderti in giro...
So che non lo sopporti, ma è una delle cose che amo di più.
Un collo maschio da baciare, che profuma di uomo.

Il caffè

In silenzio, a piedi scalzi, entro in camera... tu dormi ancora.
La luce dell'alba filtra dalle fessure della tapparella aperta a metà.
Ti guardo mentre dormi, chissà che stai sognando mentre abbracci il cuscino e hai una specie di sorriso abbozzato sul viso; sembri un bambino lo sai?
Non ho il coraggio di svegliarti, lascio che lo faccia l'odore del caffè. Avvicino la tazza al letto e ci soffio pian piano dentro, in modo da farti arrivare l'odore del caffè fumante dritto al cervello...
Funziona. Apri gli occhi, mi vedi, mi guardi, mi sorridi, e mi dici
BUONGIORNO AMORE...

Mi fai venire voglia di baciarti quando ti si illumina così il viso guardandomi, anche se ho gli occhi ancora gonfi di sonno, i capelli scombinati, un residuo di trucco mal tolto, e un'aria da casalinga disperata.
Nei tuoi occhi c'è tutto l'amore che hai sempre provato per me. Fin dal primo giorno.
Fin da quando il mio ex ci aveva presentati.
Sembra ieri.....ti guardai, mentre ti stringevo la mano, e mi innamorai in silenzio dei tuoi occhi....della luce buona e dolce che emanavano.

Ogni donna desidera specchiarsi negli occhi del proprio uomo e vedersi bella, desiderabile, unica.
Tu mi fai sentire così amore mio. Unica.

Il vicino di casa

 Era appena arrivata in città, per la prima volta lontana da casa e dalla comodità dell'appoggio familiare, per affrontare il suo primo lavoro. La ricerca della casa era stata veloce e subito proficua, e si sentiva felice come una bimba con il suo nuovo giocattolo. 
Era bello costruire piano piano quello che di lì a poco sarebbe diventato il suo guscio, era bello indossare un cappello fatto di carta di giornale e inventarsi imbianchina, dare colore alle pareti, stuccare, grattare, inchiodare, come una vera professionista del settore. 
Ogni giorno comprava oggetti che dessero un tocco di originalità a quella casa già semiarredata e senza personalità. 
Un quadro, un vaso, un mobile. 
Le ciotole cinesi dipinte a mano, il wok e la vaporiera per cucinare i ravioli, i cuscini di seta cinese rossa con piccolissimi disegni orientali, da sistemare sul divano nuovo di zecca. I libri e i cd sulle mensole aumentavano ogni giorno, e ogni giorno le piaceva sempre di più poter stare sola, poter mangiare quando le andava, se le andava, bere birra e ascoltare musica, poter dormire sul divano senza che nessuno la svegliasse per andare a letto. 
Libera. Finalmente libera e autonoma. 
Un giorno, appena rientrata a casa, la vicina di casa, mostrando una gentilezza inaspettata da parte di una piemontese, bussò alla sua porta con una piccola piantina grassa in dono, per darle il benvenuto. 


-sono la vicina di casa, volevo darti il benvenuto...e questa piantina grassa è un piccolo regalo per te. Sai, le piante con le spine proteggono dal malocchio... 


La cosa la lasciò piacevolmente sorpresa, nonostante il fondo di superstizione che non le apparteneva neanche lontanamente, e così le due donne, nonostante l'evidente differenza di età, diventarono subito amiche. 
Chiacchierarono un pò del più e del meno, della città di provenienza di entrambe, del lavoro, della famiglia, e poi la domanda venne spontanea 


-ti va un caffè? te lo faccio molto volentieri, ne ho proprio voglia anche io-


-il caffè lo voglio, ma dai, vieni tu a prenderlo da me, così ti presento anche alla mia famiglia- 


Accettò di buon grado, e le due donne insieme e sotto braccio, come due persone che si conoscessero già da una vita e non da pochi minuti, si avviarono alla porta accanto. 


Quando questa si aprì le si fermò il respiro in gola.... 
Il figlio della vicina era una ragazzo suo coetaneo, sulla trentina, alto, bello, con un sorriso mozzafiato, e una massa di riccioli fitti come una foresta. 
Rimase folgorata da quel sorriso così solare, e dall'accento un pò strano di quel ragazzo, con la evve moscia, mezzo piemontese e mezzo sardo. 
Lo guardava continuamente, cercava i suoi occhi e poi abbassava lo sguardo, cercava di dissimulare il suo interesse, ma si leggeva chiaramente negli occhi di entrambi che la sorpresa era stata piacevole e che l'interesse era reciproco. 
A volte basta un attimo, uno sguardo, un dettaglio, per capire che una persona ci piace davvero tanto. E' una questione di pelle, di magia, e di occhi. 
Bevvero il caffè tutti insieme, risero amichevolmente dell'amministratore, personaggio decisamente buffo, e subito si sentirono in sintonia. 


Da quel giorno non c'era giorno in cui lui non passasse a salutarla con una scusa, o che non la salutasse dalla finestra che affacciava sulla sua cucina, mentre lei sfaccendava prima di andare a lavoro. 
Passarono pomeriggi interi a parlare di tutto, dalle cose più strane alle cose più intime. 
Scoprirono di avere molte passioni in comune, la moto, la fotografia, e il mare. 
Una sera, era quasi Natale, lei aveva appena finito di addobbare il piccolo alberello profumato di resina con luci dorate e piccole decorazioni, quando lui bussò alla sua porta con una bottiglia alla mano. 


-volevo farti provare il filu ferru che faccio in Sardegna con mio nonno. Guarda che è forte però....- 
-Entra, aspetta che prendo due bicchieri così ti dico se è davvero forte oppure no- sicura di sè e quasi spavalda. 


Non aveva mai assaggiato quel tipo di grappa e l'impressione immediata che provò, quando ne fece una bella sorsata, fu di calore, un calore improvviso ed esplosivo in bocca. 
Le iniziarono a lacrimare gli occhi e iniziò a tossire, mentre lui se la rideva di gusto osservando la ragazza che diventava sempre più rossa. 
Le tolse il bicchiere di mano e, diventando improvvisamente serio, le accarezzò una guancia con una mano. I loro occhi si incrociarono per un istante infinito, e senza neanche rendersi conto di quello che stava succedendo, si ritrovarono avvinghiati sul divano a scambiarsi le lingue. I vestiti volarono via, in un'urgenza di toccarsi e scoprirsi, restando sempre attaccati l'uno all'altra. 
La luce dell'albero di Natale illuminava appena i loro corpi, mentre la musica di James Taylor evocava atmosfere surreali da West America, e tutto fu naturale e bellissimo. Fecero l'amore fino alle 3 di notte, innumerevoli volte, sul divano, sul tappeto e sul tavolo della cucina. Lui l'aveva sollevata di peso, ancora penetrandola, e l'aveva portata in braccio fino alla cucina dove l'aveva posseduta stringendole i seni morbidi che ondeggiavano sotto i suoi colpi. 
Si toccavano e si guardavano e si scambiavano e si fondevano l'uno nell'altra. 
Dormirono abbracciati per un pò sul divano umido, ascoltando il loro respiro.


Ma alla fine lui andò via, e lei, appoggiata di schiena alla porta di casa, chiuse gli occhi con un sorriso sulle labbra. 
Lacrime calde e silenziose iniziarono a scorrerle sul viso.... 


Non capì mai se le sue erano lacrime di gioia o di dolore. 






Nei giorni successivi fu come se non fosse mai successo nulla, nessuno dei due accennò minimamente a quello che c'era stato tra loro quella notte, consapevoli che non avrebbe potuto avere un seguito. 
Entrambi tornarono ai rispettivi compagni di sempre. 


Quella notte sotto l'albero di Natale restò un regalo segreto, una sola notte perfetta da serbare per sempre nei loro ricordi, anche quando dopo anni si rividero e si incontrarono con i rispettivi compagni e figli. 
Nei loro occhi, solo nei loro occhi, brillava un segreto prezioso, non condiviso con nessuno, il ricordo del corpo di lui disteso su quel divano, sfiorato dai lunghi capelli neri di lei mentre facevano l'amore, innamorati solo per una notte e per sempre. 

Il mio viaggio

E' stato un viaggio lungo e stancante, ma ne vale la pena. Appena arrivata a destinazione mi chiudo in albergo per prepararmi ed aspettarti.
Ho già dato disposizioni giù alla reception, aspetto un ospite di riguardo che si tratterrà qualche ora nella mia suite. Quando arriverai ti faranno salire senza troppe domande e senza chiederti documenti.
Io pago anche per questo.
La suite è bella, lussuosa ma non esagerata, elegante.
Ma in fondo non importa dove saremo, mi importa poter essere con te.
Mi spoglio completamente, vado in bagno, lascio scorrere l’acqua calda per un po’ riempiendo così l’ambiente di tanto vapore denso prima di infilarmi sotto la doccia.
Voglio avere cura di me, donarmi a te nella mia forma migliore. Mi cospargo di una profumatissima crema da bagno e inizio a massaggiarmi con il guanto di crine e poi, con un rasoio, elimino qualunque traccia di peli da ogni angolo nascosto del mio corpo. Mi aiuto con un piccolo specchio, controllo in modo quasi maniacale che tutto il mio sesso sia completamente liscio e depilato come il sesso di una bambina, pur essendo io tutto, meno che una bambina.
Non sono avvezza a queste operazioni, in genere ho sempre preferito lasciare al naturale la parte più intima di me, lasciando che la peluria folta nascondesse alla vista l’attaccatura del clitoride.
Mi guardo nello specchietto e mi scopro per la prima volta, indifesa e pulita, vulnerabile ma agguerrita.
La mano accarezza con piacere questa pelle sconosciuta, vellutata, venuta allo scoperto per te.
Anche io sono venuta allo scoperto, quando ti ho detto che sarei venuta nella tua città per te, solo per te, e che volevo trascorrere una notte con te. Anche se non una notte intera, anche se all’alba saresti andato via come tutti gli amanti di questo mondo, non volevo e non potevo più rinunciare a conoscerti davvero, ad assaggiare la tua bocca, la tua pelle.
Non potevo vedere il tuo volto quando te l’ho detto, ma leggevo nelle tue parole il sorriso malizioso spuntato sul tuo viso, e la voglia incontenibile di lanciarti anche tu in questa avventura.
Una notte, una sola notte, ma indimenticabile.
Poi ognuno per la propria strada come prima, serbando il ricordo di un’intimità cresciuta piano piano, tra una battuta, una email e una fotografia.
Il mio lavoro di “pulitura” è terminato e così, avvolta nel caldo abbraccio di un telo spugna, mi stendo sul letto e inizio a spalmarmi di crema. Parto dalla punta dei piedi, risalendo piano lungo le caviglie e i polpacci e le cosce, che massaggio lentamente e con attenzione, indugiando nell’inguine e sul monte di venere, vergine alla luce. Sono già su di giri, massaggiandomi. Sento il mio clitoride gonfiarsi leggermente e chiedere maggiori attenzioni, ma voglio aspettare te.
Massaggio il mio ventre morbido e imperfetto, chiedendomi se ti piacerò anche così, non velata da attenzioni fotografiche, pose studiate e luce soffusa. Sarò una donna vera, più imperfetta, più timorosa di quanto pensi. Meno spudorata. Ma vera.
Accarezzo delicatamente i seni abbondanti e morbidi, i capezzoli inturgiditi dalla lieve sensazione di fresco sulla pelle ancora umida, cospargendo anche questi di crema idratante. Ho fatto il percorso che farai tu sul mio corpo, nel tuo viaggio alla scoperta di me.
Ti aspetterò qui sul letto, nuda e distesa al di sopra delle coperte, illuminata solo dalla luce di un abatjour.
Tu entrerai con la chiave elettronica che ti avranno consegnato in portineria, impiegherai qualche secondo ad abituare la vista a questa scarsa luminosità, e ad orientarti in questa stanza per nulla piccola, con tanto di salottino. Lo sai che mantengo le promesse, e così mi troverai proprio lì dove mi avevi immaginata mesi prima, quando avevamo iniziato a immaginare un nostro incontro.
Stesa nuda sul letto ad aspettarti.
Ti chiudi la porta alle spalle, resti un attimo fermo in piedi, mi guardi, sorridi con gli occhi prima ancora che con la bocca, ti sfili lentamente la sciarpa che hai al collo, senza staccare un solo attimo lo sguardo da me, poi togli il cappotto, e poi tutto il resto.
Ti avvicini come una tigre al letto e, gattonando ai miei piedi, mi divarichi completamente le gambe. La tua urgenza è assaggiare il mio sapore, farmi vibrare sotto i colpi sapienti della tua lingua, prima ancora di baciarmi.
Ti accarezzo i capelli mentre sei tra le mie cosce a farmi godere, dita e lingua che prima erano sfacciate e mi sfidavano, ora sono lente e dolci, alla ricerca del piacere per entrambi, in uno scambio reciproco di dare e avere. Resti lì un’eternità a succhiare, e leccare, e scoparmi con la lingua e con le dita, e mi sembra che il tempo si sia fermato. Ma il mio piacere sale veloce, e ti vuole.
Ti faccio alzare, sei in ginocchio davanti a me, bello come sei, con il viso oscenamente umido di me, e finalmente è arrivato il tuo turno. Mi sollevo dalla mia posizione privilegiata e comoda in cui ero stata fino ad ora, e guardandoti negli occhi scendo verso il tuo bacino. Ti bacio l’ombelico, mentre i miei capelli ti solleticano la cappella, già così tesa e lucida in attesa di un mio bacio. Ma io ci giro intorno, con le mani aggrappate saldamente ai tuoi fianchi. Lecco piano la tua pancia tesa e fremente, l’inguine caldo, scendo ancor più giù a succhiarti piano le palle lisce e dure, che sembrano quasi voler scoppiare da un momento all’altro. La mano destra tiene in pugno l’asta, mentre la bocca sale e scende piano dalle palle. Ma non voglio più giocare, ora voglio farti godere ….
La mia lingua sale piano lungo tutto il tuo cazzo teso allo spasimo, ne disegna le venuzze in rilievo, arriva al solco sottile sulla punta e con movimenti velocissimi titilla la parte più sensibile. La mia saliva scende rapida ad imprigionarti, la mia bocca avida si schiude sul tuo stupendo, roseo e teso, forte e imponente cazzo.
E’ mio, lo imbocco con avidità, mentre la mano sale e scende accompagnando il movimento, lo sego mentre lo succhio, con la bocca stretta intorno alla cappella lucida di saliva e di tensione.
E’ buono il tuo sapore, mentre salgo e scendo fino quasi a sentirti in gola, fino quasi ad affogare, mentre la lingua continua i suoi giochi intorno alla cappella, instancabile come la mia mano.
E’ un concerto di piacere, e lo sento dai tuoi mugolii.

Che strano, ancora non ci siamo detti una parola, ancora non ho mai sentito la tua voce, che tanto desideravo sentire, e ora il primo suono che odo uscire dalla tua bocca è un primordiale gorgoglio di piacere.
Si, ti piace davvero come ti spompino, avevi immaginato tutto nei minimi dettagli proprio così come adesso sto facendo. Mi dilungo ma non troppo, conosco il limite da non superare, e capisco i segnali di un corpo che non resiste più al piacere. Così mi fermo. Ti do tregua.
Mi alzo con la faccia ancora bagnata di saliva e di te e mi metto seduta sui talloni.

Siamo finalmente l’uno davanti all’altra.
Adesso baciami amore, mischiamo i nostri sapori, fammi godere di un tuo bacio.
Ci stringiamo sorridenti, complici silenziosi in quest’avventura, e finalmente mi baci.
Un bacio lungo, tenero e appassionato, così come lo avevo immaginato, che via via diventa sempre più irruento, ingordo, insaziabile.

Si, è proprio vero, sei bravo a baciare, mi hai già stregata.
Ora davvero ti voglio con tutta me stessa.
Con te voglio fare l’amore, quello che non ti stanca mai, quello che ti emoziona e ti fa sorridere.
Seduto qui di fronte a me non c’è un uomo, c’è prima di tutto un’idea. Un’idea fissa che non m’abbandona.

Entra dentro me, come un’idea che prende finalmente forma, lascia che io mi impali su questa mia fantasia diventata reale.
Entra dentro di me e resta fermo per un istante, in modo che io possa sentire la mia carne fondersi con la tua, e che tu possa sentire le pulsazioni che già avanzano, e poi fammi l’amore per una notte intera, non ti fermare.
Scopami con forza e con dolcezza, come piace a te, ma adesso scopami.
Lascia un segno nella mia vita, regaliamoci una sola notte che ne valga mille.

mercoledì 7 dicembre 2011

Entra

Entra, prego …
Fà piano però.
Che nessuno ti veda e nessuno ti senta.
Sono stranamente sola in questi giorni, mio marito è partito per andare a trovare sua sorella, e io non l'ho potuto seguire a causa del lavoro. Quale occasione migliore per incontrarci?
Ho preparato una cena per noi due, qui a casa mia. 
Che strano compiere i gesti di tutti i giorni, sbucciare le cipolle, pelare le patate, soffriggere e mescolare, assaggiare salare pepare condire tritare aggiustare, con la voglia di farlo bene, meglio del solito, come se stessi facendo un esame di alta cucina.
Mi sento come quando, adolescente, mi cimentavo per le prime volte ai fornelli per gli amici invitati a cena. Non mi riusciva sempre tutto bene, ma la cura che mettevo nel preparare quei piatti mi veniva dal cuore. Ed ero felice di farlo.
Ora sono diventata anche brava, ma ho voluto preparare qualcosa di speciale per te. Cibo speciale, candele accese, tovaglia ricamata. 
-Ti posso offrire un drink?
- Si grazie, molto volentieri 
Riempio due bicchieri di vino rosso, quello che hai portato tu, giusto per scaldare un po’ l’atmosfera e rompere il ghiaccio ….
Siamo stranamente impacciati ora che siamo vicini.
Abbiamo immaginato questo momento per così tanto tempo, con così tanto vigore, con così tanta passione, e ora non sappiamo come gestirlo.
Ho quasi paura di rovinarlo portandolo sul pianeta Terra dal mondo della fantasia.
Ti porgo il bicchiere, tondo ed elegante dal lungo stelo di fragile cristallo e, mentre lo prendi, le nostre dita si toccano … si sfiorano appena.
Sento un brivido percorrermi dentro, scuotermi come una scossa elettrica che parte dal ventre passando per le dita e arrivando ai capelli. 
Mi fai sentire giovane, mi fai sentire viva. 
I tuoi occhi ora mi fissano spudorati... abbasso un po’ lo sguardo, non riesco a sostenere a lungo il tuo, poi rialzo gli occhi a controllare che i tuoi occhi siano sempre lì … e sono sempre lì a perforarmi.
Mi svincolo timida dal tuo sguardo e ti invito a metterti comodo. 
Ci sediamo sul divano, vicini, i gomiti che quasi si toccano, accenniamo ad un brindisi a noi due, ci bagniamo le labbra col vino, appoggio il mio bicchiere sul tavolino davanti al divano e quando mi giro nuovamente verso di te ....... mi scontro con le tue labbra. 
Un bacio sfiorato, accennato, timido, ma che mi lascia senza fiato e senza difese.
Un bacio che cresce improvviso con la forza di un torrente in piena. 
Mi tieni il viso dolcemente tra le tue mani.
Perdo ogni difesa.
Le mie braccia si intrecciano al tuo collo, le tue braccia mi stringono possessive, le mani a cercare curiose la nostra pelle. 


Dove sei stato tutti questi anni? 


Non so come, non ricordo i gesti, ma i nostri vestiti sono spariti di colpo dai nostri corpi, lasciati cadere per terra, lanciati sull’abatjour, sul tappeto, tra i cuscini del divano.
Non mi dai tregua, mi baci senza interruzione, come un assetato che nel deserto ha finalmente trovato la sua oasi. 
Sento la mia stessa pelle che mi ricopre come un velo sottile, e non riesco a non sentire ogni tuo tocco, per quanto lieve, in profondità, dritto sui miei nervi scoperti. Sussulto quando mi sfiori il seno, quando me lo prendi nella mano come un fiore delicato per baciarlo.
La tua lingua che gioca sul capezzolo mi fa sentire strani riflessi e friccicori nelle zone mie più intime.
I nostri movimenti sono sempre più frenetici, intensi.
La voglia è al culmine. 


Ti voglio, amante mio. 
Senza mai staccare le labbra dal mio corpo scendi lento dai seni al ventre ad assaporarmi.
Tremo. Tremo di desiderio. 
La mia testa sporge dal bracciolo del divano, abbandonata all’indietro, mentre sento la tua lingua sapiente e vogliosa prendersi cura delle mie labbra e del mio clitoride.
Sali e scendi dalle mie curve con le mani e con la bocca e con gli occhi. Torni su a guardarmi dritto negli occhi e, con dolcezza ma con forza, entri dentro di me.... 
e finalmente ci sentiamo a casa. 
Stretti avvinghiati l’uno all’altra sentiamo le nostre pelli fondersi.
Resti fermo per un attimo, immobile dentro di me a sentire i battiti impazziti del mio cuore e gli spasmi della mia fica. 


Ma ora spingi amore, guardami mentre mi fai sentire donna, respira i miei sospiri, i miei gemiti, mentre mi affondi con vigore.
Sei sopra di me, appoggiato sui gomiti, le nostre gambe intrecciate sfuggono e il mio piede trova appoggio sul pavimento per dare ancor maggiore forza alla penetrazione.
Sento i brividi fin nei capelli. 
Godo come non mai. 
Sempre uniti in un unico corpo ti giri, ti metti seduto sul divano e io ti cavalco.
I miei seni prosperosi ti si stringono sul viso, quasi a soffocarti dolcemente.
Le tue mani sollevano ritmicamente le mie natiche e il tuo membro entra ed esce da me come una lama nel burro 
-si, si , ancora di più, voglio sentirti sempre di più. 
Le tue dita si intrufolano nelle nostre bocche impegnate in un bacio, le imbrattiamo di saliva.
E’ un bacio a tre, un triangolo amoroso tra me, te e le tue dita, e mentre ti sto scopando, mentre mi stai scopando, spingendo tutto te stesso con tutto te stesso dentro di me, sento le tue dita entrarmi dietro. 
Maledetto …. Così mi farai venire subito … 
sento il tuo membro e le tue dita come una doppia penetrazione, come se avessi due cazzi tutti per me, sono piena di te e non c’è spazio per null’altro al mondo. 
-veniamo insieme, ti prego, fammi sentire i fiotti caldi di sperma che salgono su fino a toccare la bocca del mio utero. 
Sono una pazza … e sono pazza di te …. 


Sfiniti ma non ancora stanchi di noi, ci accasciamo sorridenti sul divano ormai zuppo dei nostri umori. 




Mi alzo con la fica ancora gonfia e pulsante e corro a spegnere il forno …

Autunno

Autunno, finalmente le temperature sono scese, ma non è così per la mia temperatura... 
Oggi ho voglia di te, e tu ancora non lo sai. 


Farò in modo di averti. 


Stasera ti farò venire da me in ufficio in orario di chiusura, farò finta di andare via con tutte le colleghe ma poi, con la scusa di aver dimenticato qualcosa, tornerò sui miei passi e ti aspetterò. 
Tu non immagini quali siano le mie intenzioni. 
Non immagini che renderò il mio luogo di lavoro lo scenario di una serata infuocata, palcoscenico di una fantasia perversa. 
Lo sai che ci sono le telecamere di sorveglianza accese notte e giorno, e sai anche che mio marito potrebbe collegarsi online in qualunque momento da casa per vedere se è tutto ok. 
Questo sarà il mio carburante stasera. 
Mi infiammerò al fuoco del rischio. 
Ma tu non immagini neanche lontanamente che sarai l'attore principale. 


Sei il mio tecnico informatico, quello che accorre ogni volta che il software mi crea problemi, quello che mette le mani sotto la mia scrivania guardandomi le gambe di sottecchi, e che puntualmente mi fa capire che basterebbe un mio cenno per averti tutto per me. 
Ti chiamerò dicendoti " Carlo, scusa, sono la signora Rossa, avrei la massima urgenza di un tuo intervento, domani ho delle scadenze importantissime e il pc non ne vuole sapere di funzionare, potresti venire subito a vedere cosa è successo?" 
"...ma veramente è tardi..." 
"...lo so Carlo, ma ti prego, fallo per me....saprò sdebitarmi" 
" va bene, mi dia il tempo di arrivare" 


Staccherò un cavo ethernet per simulare un minimo di guasto e per costringerti ad accovacciarti sotto la mia scrivania, dove è poggiato il case del pc. 


Intanto ora vado in bagno, controllo il trucco, la scollatura, mi spruzzo una goccia di profumo sul collo, mi passo un velo di lucido sulle labbra e poi ritorno nel mio ufficio e mi accomodo in poltrona. 
Non sono una donna particolarmente bella, nè una donna molto giovane, ma ho una carica esplosiva dentro che si sente a mille miglia di distanza da me. I miei occhi parlano di una donna plasmata nel fuoco del vulcano, che sa quello che vuole e come prenderselo,
e stasera voglio te. 


Toc toc..."entra pure, è aperto..." 
Dopo i soliti convenevoli inizi a controllare, seduto al mio fianco, cos'è che non funziona; sembra tutto in regola eppure...non si collega al server aziendale. 
L'unica soluzione è verificare i cavi..... 
Così aggiri la scrivania e ti accovacci nella parte anteriore, ma questa volta non mi alzo dalla mia poltrona, come ho sempre fatto. 
Aspetto che tu sia lì sotto e, quando sono sicura che sei nella posizione obbligata, di faccia alle mie gambe, sollevo l'orlo della mia gonna scoprendo il bordo delle calze e accarezzandomi piano l'interno coscia. 
Sei zitto là sotto, ti si è bloccato il respiro, hai già trovato il problema ma ti mordi la lingua per non parlare....non puoi credere a quello che sta succedendo....mi guardi mentre mi tocco, sempre più impudicamente, e ti accorgi che sotto la gonna indosso solo le calze..... 
Ora il mio messaggio ti è chiaro, è inequivocabile, e ti senti del tutto sicuro di te. 
Allunghi una mano a coprire la mia e ad accompagnarla nei movimenti, si intrufola insieme alla mia mano tra le cosce calde, e poi più giù, nel mio intimo vulcano. 
Mi divarichi ancora un po' le cosce con entrambe le mani e il mio odore caldo umido già ti arriva al naso. 
Sei eccitato, lo sento dal tuo respiro che ora è diventato sempre più affannoso e pesante. L'eccitazione ci sta prendendo completamente la mano. 
Ti avvicini con la bocca e inizi a baciarmi il polpaccio e poi l'incavo del gionocchio, e poi l'interno coscia, fino ad arrivare all'inguine. La mia pelle liscia, coperta solo dal sottile velo delle calze, freme sotto la tua bocca. 
Spingo la schiena all'indietro, appoggiandomi allo schienale e, scivolando col sedere al bordo della poltrona, sgancio il reggicalze e lascio cadere lentamente le calze giù, a scoprire totalmente la pelle assetata. 
Nuda mi apro a te indecentemente, così inizi a succhiarmi il clitoride. 
mmmmm....sei bravo...non solo con i computer.... 
Le tue dita entrano piano, prima uno e poi due, nella mia carne già impazzita. 
L'attesa di questo momento mi aveva eccitata e fatta bagnare copiosamente, i miei umori densi e caldi aspettavano solo la tua bocca e le tue mani. 


E intanto le telecamere registrano ogni nostro movimento.... 


Il pensiero che qualcuno, sia esso mio marito o il vigilantes di turno, possa assistere a questo spettacolo, mi eccita maggiormente, così inizio a sbottonare i bottoncini della camicia di seta che è già perforata dai miei capezzoli turgidi. 


La tua mano da sotto la scrivania sale lungo il mio ventre ad afferrare il seno destro mentre con l'altra mano continui il tuo lavoro stupendo in sintonia perfetta con la lingua. Ma ora basta. 


Ti afferro per i capelli e ti faccio tirare su, ti bacio con passione e poi ti sbottono il pantalone che sta scoppiando pieno del tuo membro.... 


Mi piace il tuo sapore, la tua pelle, le venuzze in rilievo che sembrano quasi voler scoppiare. 


Anche io ci so fare con la lingua, e oggi è il tuo giorno fortunato. 


Ma ora siediti qui, sulla mia poltrona, ho voglia di sentirti entrare tutto dentro di me....








Ah, poi ti darò la password per accedere all'hard disk e vedere il nostro primo video.....

In treno

Oggi devo partire per lavoro. Impegni improvvisi e improrogabili mi hanno presentato questa trasferta più come un'occasione che come una seccatura....
Salgo in treno con il mio trolley carico di emozioni e fremiti...La tua città, è quella la mia meta... ed è la prima volta, dopo molti anni, che viaggio senza la mia famiglia. E' strano ritrovarmi di fronte alla possibilità di rendere reale quello che finora è stato solo un gioco di fantasia, qualcosa relegato solo nel mio intimo e nel mio pc... e io non so se sono pronta... In fondo non ci conosciamo davvero, tra noi c'è solo un po' di gioco erotico virtuale, dolce compagnia nelle ore di solitudine e qualche foto, ma non ho mai sentito la tua voce e le sue inflessioni, nè ho guardato davvero i tuoi occhi, se non in qualche foto. Ho paura, si ho paura e sono allo stesso tempo eccitata. Intanto le ore passano veloci sui miei pensieri, i treni oggi sono velocissimi, e in men che non si dica sono arrivata in stazione. Non ti ho detto a che ora sarei arrivata per poter prendere tempo, per sistemarmi in albergo prima di incontrarci. Dopo con calma ti scrivero' una mail per metterci d'accordo. Scendo dal treno e mi avvio verso l'uscita, in cerca della stazione dei taxy; mi guardo intorno in questa città per me nuova e sconosciuta, cerco di orientarmi.....quando improvvisamente sento una mano appoggiarsi sulla mia, ancora stretta al manico del trolley, e una voce calda chiedermi piano: ha bisogno di un taxy? Mi giro di scatto e resto a bocca aperta, incapace di parlare. I tuoi occhi, quelli che ho visto solo in foto, ora mi sorridono e mi guardano e mi spogliano e mi mandano lampi di gioia e brividi lungo la schiena....

-Coma hai fatto? Non ti avevo detto a che ora sarei arrivata, non....ma....io....-
Non mi dai il tempo di riprendermi che la tua mano si poggia tra i miei capelli e mi attira dolcemente verso di te, verso un bacio dolcissimo e finora solo immaginato. Le farfalle allo stomaco, si, quella stupenda sensazione che ferma il tempo e amplifica il battito del cuore, mi avvolge con il tuo abbraccio. Non so quanto tempo sia durato questo nostro bacio, ma ora ti stringo la mano e ti seguiro' dovunque tu vorrai portarmi stasera. Sono tua.

L'avvocato

Era da tempo che giocavamo in chat, ci eravamo conosciuti per caso sul web e avevamo scoperto sempre per caso di frequentare lo stesso circolo di tennis...
Il gioco si era fatto man mano sempre più intrigante perchè pericolosamente reale, vicino alle nostre vite di tutti i giorni, poichè entrambi sposati. Al circolo gli incontri erano sempre fatti solo di sguardi complici, sguardi insistenti ed eloquenti. Da lontano mi divertivo a sedermi sugli spalti mentre lui si allenava nel campetto retrostante, mostrandogli il mio Kulo che si strusciava voglioso sul sedile e lasciando intravedere solo il bordo del perizoma che usciva dispettoso dal jeans. Ma al circolo non c'era mai stato niente di concreto, nè una parola, nè una stretta di mano, nè un bacio furtivamente rubato. Tutto come se non ci conoscessimo nemmeno.
Questo guardarci a distanza e sapere invece tutto delle nostre rispettive vite sessuali, dei nostri desideri, dei nostri "peccati", e sapere che ci masturbavamo pensando l'uno all'altra, ha fatto crescere la voglia e la pazzia....
Così ieri mi sono decisa.
Ho indossato un completino intimo color cioccolato in pizzo, calze autoreggenti, un filo di perle e sopra.......solo un trench classicissimo, da brava signora medio borghese. Chiunque mi avesse vista non avrebbe mai immaginato che sotto quella mise così classica si stava incendiando invece una tigre pronta a mordere la sua preda...
Sono uscita di casa, l'ho raggiunto nel suo ufficio nell'orario in cui so già che è solo, e quando mi ha vista alla sua porta è rimasto a bocca aperta per un attimo.

" non mi fa entrare, avvocato? non ho appuntamento ma è una situazione di emergenza, ho bisogno del suo aiuto"

Ancora incredulo mi ha fatto accomodare, non immaginava ma sperava....
Appena la porta si è chiusa alle sue spalle ho slacciato la cintura del trench, lasciando intravedere la mia nudità.....Il suo pantalone era già più pieno, in un solo istante. Ho lasciato scivolare il trench ai miei piedi e l'ho baciato.
Non è stato solo un bacio, un bacio atteso e immaginato a lungo: ci siamo assaggiati, gustati, avidamente esplorati con le lingue e l'olfatto e le mani....
Sempre incollati l'uno all'altra, con le bocche impegnate in una danza instancabile, mi ha fatta adagiare sul divanetto rosso che era alle mie spalle. Gli ho slacciato la camicia scendendo con la lingua sulla sua pelle liscia e profumata, dal collo al petto, giocando con i suoi capezzoli, mordendoli piano, mentre le sue mani mi torturavano il seno florido. Io seduta e lui di fronte a me, statuario e bellissimo. Ero già eccitatissima.
La cintura, la cerniera, via anche quelle, fino ad avere il mio trofeo!.... era già durissimo. Con la lingua l'ho percorso per tutta la lunghezza, accarezzandogli contemporaneamente le palle, giocando con la lingua intorno alla cappella e accompagnando con le mani i miei movimenti.. Ci ho giocato un po', guardandolo negli occhi, e poi l'ho imboccato tutto; la mia bocca calda e umida lo ha fatto impazzire. Le labbra serrate ad anello intorno al suo c©cso durissimo scendevano e salivano, la lingua all'interno giocava con la pelle calda e tesa, la saliva rendeva tutto molto più scivoloso. Le mani conducevano il gioco, accompagnavano il movimento e facevano entrare il suo palo fino in fondo alla gola. Stava quasi per esplodere tanto era eccitato, così l'ho fatto inginocchiare davanti a me. Ha scostato le mutandine e ha iniziato a leccare la mia fica umida e vogliosa, ricca di miele....
Non so quanto tempo è restato laggiù, io ero in estasi a testa riversa all'indietro, sentendo ogni suo movimento, ogni suo gioco di lingua sul mio clitoride, mentre le sue dita entravano e uscivano da tutti i miei buchi. Ero pronta, lo volevo tutto dentro di me
SUBITO!
Mi sono girata appoggiandomi allo schienale, dandogli la schiena, e mi ha presa così, da dietro, inginocchiati sul divano. Una pecorina stupenda, da urlo......Con forza mi ha sbattuta il suo cazzo tutto dentro, fino in fondo, mentre con le dita mi titillava il clitoride.... L'orgasmo è stato esplosivo, quasi immediato, da urlo....e contemporaneo. Che pazzia....sentivo la sua cappella pulsare dentro di me, all'unisono con le mie contrazioni, e il suo sperma inondarmi fin nelle budella....I nostri gemiti incontrollabili li avranno sentiti fin giù in portineria, makissenefrega....

"avvocato, è stato fantastico....."

Con il mio trench e il mio filo di perle sono uscita dal suo ufficio dopo due ore, le gambe tremanti sui tacchi a spillo, e uno sguardo diverso sul volto.
"arrivederci Signora..."

lunedì 5 dicembre 2011

Guardami

Abbandonata al mio piacere sento in ogni mia cellula la voglia di te.
Distesa e senza forze sento la tua lingua giocare con il mio corpo, facendomi sussultare di piacere ad ogni tocco.
Le mani afferrano le lenzuola cercando di fermare questo istante … Non voglio godere così, fermati ti prego … ti voglio dentro di me, tutto, sentire la tua pelle fondersi con la mia, guardarti negli occhi mentre tocco il cielo con un dito.
Ma tu oggi hai deciso di portarmi prima all’inferno e poi in paradiso …
Così mi dai solo un attimo di tregua, accarezzi il retro delle mie cosce ancora alzate e oscenamente divaricate in attesa di accoglierti dentro di me. Sono un lago ormai.
Con le dita scivoli lungo la mia pelle e le dirigi verso la mia bocca, e io affamata di te le succhio, le inondo di saliva, le rendo il surrogato del tuo cazzo …
E’ lui che voglio, ti prego, scop ami adesso ….
Con le dita imbrattate della mia saliva ritorni giù alle porte del mio paradiso, cominci a carezzarmi le labbra, entri con facilità estrema, ti si riempiono dei miei bianchi umori.
Con il medio e l’indice ancora nella mia fica, decidi di aumentare il mio piacevole soffrire e mi infili il pollice in quella rosa ancora inesplorata. Delicato … sei molto delicato quando vuoi ….
Non avevo mai creduto all’esistenza del paradiso fino a quel momento …. ma oggi mi ci hai portato tu.
Abbandonata ma non passiva, chiudo gli occhi per sentire, sentire solo con la pelle e con le emozioni, ciò che stai facendo di me. Sono in tua completa e volontaria balia.
Non riesco a trattenere oltre il piacere, sento il mio corpo improvvisamente pervaso da brividi elettrici e spasmi, le tue dita ancora che godono a farmi godere, incastrate nel mio buco più stretto diventato in quel momento voragine affamata.
Urlo, ma di un urlo liberatorio, un urlo di felice sconfitta.
Hai vinto tu su di me. Mi hai portata in paradiso senza penetrarmi col tuo cazzo. Era lui che volevo e non me lo hai concesso. Non ne hai avuto bisogno per farmi impazzire.
Eppure .… mentre pian piano le contrazioni e gli spasmi del mio corpo si placano, la voglia non scompare.
Sembra anzi, se possibile, aumentata.
Sorridi sornione ….. lo sapevi, eri consapevole e cosciente.
Riprendi a baciarmi tra le labbra mie ancora gonfie di piacere, succhi avidamente i miei umori copiosi, lecchi piano il mio clitoride sensibile e ingrossato ma che ancora vibra sotto la tua sapiente lingua.
Ora si, ora puoi davvero fare di me ciò che vuoi. Ancora con le gambe alzate al petto scendi dal clitoride al buchetto che tanto piacere è riuscito a darmi. Lo lecchi, lo accarezzi, la tua saliva mista ai miei umori grondanti ti invitano ad entrare.
Entri con facilità con il dito medio ed io sussulto nuovamente, inarco leggermente la schiena riversando ancor più la testa all’indietro. Le mani serrano nuovamente il lenzuolo ormai zuppo di sudore e passione..
Entri ed esci dal mio culo che ormai non teme più le tue dita, anzi, le brama …
Ne infili due contemporaneamente. Senza difficoltà alcuna. Gemo, mi mordo le labbra, sento nuovamente le porte del paradiso schiudersi per me.
Mi tiri per le gambe in modo da farmi sporgere col sedere dal bordo del letto, le ginocchia sempre al petto. La tua lingua tittilla il clitoride con movimenti velocissimi mentre le dita ormai danzano senza difficoltà nei miei buchi. Entri ed esci da me, alternandole tra la fica e il culo, saliva e umori mischiati rendono il tutto ancora più facile e piacevole per entrambi.
Ora. Sei pronto e sono pronta.
Ti alzi, con la mano ti seghi piano, guardandomi aggrappata alle lenzuola in attesa di un tuo gesto.
La tua cappella è gonfia ormai allo spasimo, dura e violacea, l’asta stretta nella mano, la avvicini al mio fiore che ormai è diventato carnivoro. Entri prima con il pollice senza difficoltà alcuna e poi lo sfili e lo sostituisci, mi spingi con decisione il tuo enorme membro duro e gonfio, piano ma senza indugi, su per il culo. Soffoco un grido di piacere misto a dolore. Sento una improvvisa ostruzione, come un anello che si stringe intorno al tuo cazzo impedendoti di entrare tutto, ma tu imperterrito spingi, senza entrare e uscire, solo entrare. Un millimetro alla volta, ti fai strada laddove avevo assaggiato solo le tue dita. Mi guardi in volto, osservi ogni mio gesto, ogni mia smorfia. Chiudo gli occhi ma mi riporti subito a te. Guardami, mi dici, rilassa ogni tua cellula e guardami negli occhi mentre ti sfondo …..

Sento

Questo racconto è stato scritto a quattro mani con un lettore-amico-complice di fantasie, in uno scambio di messaggi su come abbiamo immaginato che continuasse la storia.

Che strano gioco è nato tra di noi. Ciechi che si vedono con occhi che non sono occhi. Sordi che si sentono solo con le parole scritte dall’altro.
Non so chi sei, non importa chi tu sia. So che entri nella mia mente e devasti ogni certezza e ogni punto di riferimento. Non hai volto né età. Non hai bellezza né bruttezza. Non hai altezza né colore.
Eppure sei nei miei occhi come un dipinto.
La tua ultima proposta mi ha lasciata sorpresa e compiaciuta: ”Incontriamoci, ma ad una sola condizione: resterai bendata per tutto il tempo”
Le tue parole rimbombano silenziose e potenti nella mia mente. Sono combattuta tra il volerti rendere vivo e reale, tangibile, e la voglia di stare al gioco, al tuo gioco.
Decido di accettare e lasciarmi condurre per mano in questa nuova avventura. Seguo alla lettera le tue indicazioni che mi mandi via mail.
Indosso il mio completino intimo più sexy, nero come la notte, perizoma e reggiseno in pizzo, calze autoreggenti, tailleur blu da perfetta donna in affari, decolletè tacco 10 e foulard al collo.
Arrivo in centro città, la tua città, che non è poi tanto distante dalla mia, e col navigatore trovo la strada indicatami da te, parcheggio nel garage dell’albergo che tu mi hai indicato, prendo la mia borsa documenti, che non contiene documenti ma solo la stampa delle tue email, e salgo in ascensore verso la hall dell’albergo.
“Sono la sig.ra Tizia. C’è una prenotazione per me.”
Prego signora, questa è la sua chiave, piano 4.
Entro in ascensore con il cuore in gola, sto seguendo alla lettera le tue istruzioni, sono una brava e ubbidiente bambina …
Entro nella stanza e mi chiudo la porta alle spalle. E’ stupenda. Nella penombra intravedo sul comodino una rosa rosso vermiglio. Le lenzuola non sono le solite lenzuola bianche di cotone che si trovano in genere negli alberghi, ma soffici lisce e sensualissime lenzuola di seta rossa. Di fronte al letto campeggia uno specchio enorme bordato d’oro. E’ appeso in alto alla parete ma leggermente inclinato, in modo da potersi guardare stando a letto. Peccato che io non potrò godere dello spettacolo. Anche di lato c'è uno specchio che riflette la mia immagine. Mi guardo.... negli occhi leggo la voglia e la paura, come un animale braccato che sa di esserlo e allo stesso tempo vuole essere braccato, preso e fatto prigioniero, perchè è l'unico modo per porre fine a questa fuga.

Poso sulla poltrona la borsa e le chiavi e mi siedo sul letto. Mi sfilo il foulard dal collo e con lo stesso mi bendo gli occhi. Il mio profumo di cui è impregnato si sprigiona e sale per le mie narici. Chissà se ti piacerà ….
Sono pazza ad avere accettato questo gioco pericoloso. Non so nulla di te. Potrei pentirmi di ciò che faccio.
Eppure ti voglio così tanto da non voler sapere se sei biondo o sei moro, se sei alto o sei basso, se sei un pazzo o se sei solo pazzo di me, se hai 20, 30, 40, 50 anni o anche più. Hai semplicemente invaso ogni mia fantasia. Ti voglio. Ad ogni costo.
Stesa così su questo letto, vestita e con le scarpe al piede, gli occhi bendati dal mio foulard, aspetto che tu ti faccia vivo.
Sento la consistenza fluida delle lenzuola di seta accarezzare la mia pelle, quel poco di pelle scoperta.
Con gli occhi chiusi gli altri miei sensi si acuiscono paurosamente. Sento ogni piccolo sussulto del mio cuore che batte forte in petto. Il profumo della rosa sul comodino. Il rumore appena percettibile che arriva dall’esterno. Sento. E questo mio sentire è già lussuria. E’ già voluttà.

Improvvisamente sento aprire la porta. I miei battiti impazziscono. Le mie mani si stringono a pugno. Sono qui ad aspettarti, in piena fiducia. E sono talmente eccitata che il perizoma è già fradicio ….



Sono già in cammino, per quella camera d'albergo.
Da quanto mi lasci leggere, hai gradito le mie scelte.
La rosa, le lenzuola color fuoco e te.
Si, tu!
Ho scelto te senza un perché, senza un ragionevole motivo.
Ho scelto te perché sei Zahir.
Lo Zahir che, altro non è che un pensiero.
Un pensiero che, all'inizio ti sfiora appena e finisce per essere la sola cosa a cui riesci a pensare.
Ho appena parcheggiato e, prima ancora di scendere, come d'istinto, ho accarezzato la pelle del sedile accanto al mio.
Una carezza lenta, morbida.
Poi la mia mano si posa sul cambio.
Il pomello è di legno noce. Liscio. Elegante.
Mi riempie la mano quando ce la poso.
Mi sorge un sorriso in volto.
Adoro questo tipo di follie.
Sono certo che già mi aspetti.
Scendo dalla macchina.
Il garage è semivuoto.
L'ascensore tarda ad arrivare.
So chi sei.
So del tuo nome, da dove sei e so anche quanto ami le follie d'amore.
Entro in ascensore.
Mi guardo allo specchio.
Ho il volto leggermente stanco.
Mi accarezzo il volto.
Avrei dovuto farmi la barba, ma, avvicinandomi ancora un tantino allo specchio, mi trovo più maschio così.
Lascio passeggiare la mia lingua fra le labbra inumidendole. Poi le mordo pensando a te che, forse, sei già distesa su quel letto peccaminoso.
Avrai già messo la benda che t'avevo detto?
Sei già nuda o, come t'avevo intimato, vestita per come piace a me?
E come sarà?
Che sensazioni avrò quando accarezzerò, finalmente, la tua pelle nuda?
Inserisco la scheda al lato della porta.
Scatta.
Entro e un sensualissimo profumo inonda le mie narici.
È odore d'erotico misto a quello delicato di rose.
La luce del bagno è accesa.
Guardo oltre, giù, là dove il corridoio sfocia nella camera.
Al bordo del letto ti vedo.
No, non ti vedo, ti intuisco.
Perché vedo un paio di scarpe dai tacchi alti. Rosse e dalla suola nera.
Mi arresto, come pure si arresta il mio respiro.
Sono eccitato...

Son certo che, quando hai sentito la porta aprirsi, hai stretto in pugno il lenzuolo, hai serrato le cosce come se ti vergognassi di farti trovare già con gli umori a scolare su quel profumato letto.

Non ho fretta, se non quella d'amarti.
Senti i miei passi morbidi sulla moquette; volgi il capo verso di me senza vedermi, ma solo intuendo la mia presenza.
Mi fermo davanti al letto e già i miei occhi cominciano a spogliarti.
Sei maledettamente femmina.
Quel tailleur blu disegna a perfezione il tuo corpo.
La gonna si è arrampicata qualche centimetro su per le tue cosce.
Dal generoso decolleté scorgo un friccico di reggiseno in pizzo.
Il nero ti dona.
Hai gusto e classe nel vestire.
Mi chiedo se hai saputo ben abbinare l'intimo; del colore della stoffa che copre il taglio della tua fica.
Schiudi impercettibilmente le cosce ingannando la tua finta calma.
Il tuo respiro è profondo.
Rumoroso, in questa stanza dai profumi d'oriente.
Volgo lo sguardo al cielo e mi sento mancare dall'emozione.
Dallo specchio fisso sul tetto della stanza, vedo il quadro più sensuale ed erotico mai visto.
Tu, bendata e sdraiata su un letto che sembra coperto da petali di rose.
Ho voglia di te!
Della tua carne.
Della tua fica.
Mi allontano dal letto e, senza mai abbandonare il mio sguardo dalle tue cosce, mi tolgo la giacca; allento la cravatta.
Tolgo con un piede prima una e poi l'altra scarpa.
Hai le labbra schiuse.
Scommetto che stai tremando dalla voglia.
Brami di sentire, finalmente, le mie mani sul tuo corpo; e non importa dove, vero?!
Vengo a te, mi siedo sul bordo del letto.
"Rilassati", sussurro.
Non rispondi, solo un impercettibile sorriso affiora sul tuo viso.
Adesso si, adesso il tuo respiro è più regolare.
Tendi una mano verso di me.
Ad intuito, la posi sulla mia coscia.
L'accarezzi dapprima, poi, poi la palpi, la stringi, la serri fra le tue dita.
Come per dare un'immagine al mio fisico.
La tua mano vaga sulla coscia, dal ginocchio alla patta.
Sosti troppo a lungo fra le mie cosce e, prima che tu possa afferrarmi il sesso, ti blocco la mano.
"Rilassati, ti ho detto".
"Sei ancora più bella di quanto immaginavo"
"E tu bastardo a privarmi di vederti".
"Taci. Taci e rilassati, ti prego".
Passeggio con i polpastrelli sulle tue labbra.
Disegno un nulla sul tuo colo prima che le mie dita giungano là, dove sorgono le colline dei tuoi seni.
La tua pelle è così setata!
Scosto la coppetta del reggiseno, così, solo per intravederne il capezzolo.
È già turgido.
Senti la stoffa leggermente scivolare sulla tua pelle
a regalarti un brivido...


Sento le tue mani scivolare piano sulla mia pelle, entrare nella scollatura della giacca.
Col dito indice cerchi di scostare il reggiseno ma più di un capezzolo inturgidito non riesci a percepire.
Sbottoni quindi pian piano i bottoni della giacca, con una lentezza studiata e insopportabile. Mi sembra che passi un’eternità prima che la mia pelle sia completamente messa a nudo. E brividi continui scuotono i miei sensi ad ogni tuo tocco.
Mi aiuti a levar via completamente la giacca, mi sfili la gonna, lasciandomi solo con intimo e scarpe. Le mie stupende scarpe rosse …
Le mie scarpe parlano di me, di come sono passionale e irruenta, e questa mia immobilità è una novità che non so per quanto tempo potrò ancora sopportare.
Vuoi farmi provare ciò che non ho mai provato, l’ebbrezza di esser fatta l’amore ad occhi chiusi e senza mia iniziativa. Devo imparare ad essere guidata verso mondi ancora sconosciuti.
Schhh, mi sussurri piano all’orecchio. Non parlare, senti solo la tua pelle. Con la mano inizi a percorrere ogni millimetro delle mie gambe, partendo dalla punta dei piedi ancora coperte dal velo impalpabile delle calze di seta. Il tuo tocco è così leggero che sembra quasi impossibile venire da un uomo. Salgono verso l’interno delle cosce, che io ho aperto leggermente quasi ad invitarti ad entrare. Cazzo, quanto ti voglio già solo così …

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